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Ipocondria

Ipocondria

L’ipocondria è un disagio psichico che influisce non solo sulla persona e sull’immagine che ha di sè, ma anche sul suo rapporto con gli altri.
Per questo è importante conoscerla e combatterla con un sostegno terapeutico.

Nell’immaginario comune è il “malato immaginario”, convinto di essere malato anche quando le evidenze mediche mostrano il contrario. In realtà, l’ipocondria è un disturbo psichico che condiziona negativamente la vita della persona che ne è affetta perché influisce sul modo di percepire se stessi, non solo nel corpo ma anche nell’immagine di sé.

La convinzione ingiustificata di avere una malattia, nonostante i risultati medici, porta l’ipocondriaco a vivere nell’angoscia e nella paura della malattia stessa, allarmandosi quando sente parlare o legge di una patologia, quando viene a sapere che qualcuno si è ammalato, aumentando così il senso d’ansia. La preoccupazione della malattia diviene un elemento centrale e sempre presente nei suoi pensieri, si trasforma in argomento di conversazione abituale ma, soprattutto, influisce sul modo di guardare se stesso.
Si presta ripetutamente attenzione anche ai minimi segnali del corpo con la sensazione di trovare un riscontro della propria condizione di salute, si fanno visite costanti dal medico anche se le diagnosi mediche non servono a placare la propria convinzione, si chiedono continue rassicurazioni ai propri familiari, diventando così motivo di esasperazione anche per gli altri. Questo atteggiamento alimenta nella persona il suo senso d’angoscia, non trovando in niente una rassicurazione convincente, e influendo sul rapporti con gli altri.
Alla base di questo disturbo ci possono essere motivazioni diverse, spesso intrecciate col trascorso della persona: talvolta, infatti, l’immagine di una persona fragile, vulnerabile e debole che l’ipocondriaco ha di sé riflette l’immagine di debolezza della figura d’attaccamento; un genitore eccessivamente protettivo, teso a mettere in costante allarme il bambino contro pericoli e malattie, può trasmettere una sensazione d’ansia e para che in età adulta si presenta sotto forma di ipocondria.
La debolezza che la persona tende a percepire di sé non è solo da intendersi sul piano fisico, ma anche su quello psicologico con l’abitudine a provare emozioni esagerate che non si riescono né a controllare né tantomeno ad affrontare. Si scarica, quindi, sul corpo una serie complessa di tensioni che,  dalle esperienze della prima infanzia all’età matura, si trasformano in preoccupazioni per il proprio corpo fino a casi di somatizzazione della supposta malattia.
Ma come riconoscere l’ipocondria? Come sempre il DSM IV, manuale scientifico dei disturbi di carattere psicogologico, ci viene incontro individuando i seguenti criteri diagnostici:
-          Preoccupazione o convinzione di avere una malattia grave fondata sull’erronea interpretazione di sintomi somatici;
-          Persistere della paura nonostante le rassicurazioni mediche;
-          La preoccupazione/convinzione non arriva ai tratti propri del delirio ma allo stesso tempo non si circoscrive al solo aspetto fisico;
-          La preoccupazione causa disagio clinicamente significativo con disturbi anche nella normale conduzione del proprio stile di vita, dal lavoro alle interazioni sociali;
-          L’alterazione ha una durata di almeno 6 mesi e non è attribuibile a disturbi d’ansia generalizzato, disturbi ossessivo-compulsivo, disturbi di panico…
Rispetto al trattamento e alla cura dell’ipocondria, invece, ci viene incontro la terapia cognitivo-comportamentale che ha dato ottimi risultati sul campo grazie a percorsi guidati dallo specialistica nell’affrontare le cause del disagio e ristabilire un equilibrio della persona.
Consultare un terapeuta, quindi, è importante per superare l’ipocondria e non diventare schiavi delle proprie preoccupazioni.
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